“Quando c’era Berlinguer”: tutta l’importanza della memoria nelle immagini di Veltroni e nella musica di Rea
“Ai diciottenni di oggi, alla loro difficoltà di legare i fili della memoria e alla loro energia e voglia di sognare e cambiare, è dedicato questo film.”
Queste le parole con cui Walter Veltroni, spiega l’importanza di un film come questo, oggi. Prodotto da Sky e Palomar, definito un “gioiello” anche da giornalisti non proprio entusiasti di Veltroni e della sua storia politica. E perché mai un ragazzo di diciotto anni dovrebbe interessarsi a Berlinguer? Magari proprio uno di quei ragazzi che, all’inizio della pellicola, afferma che Enrico Berlinguer sia un commissario, un francese, o, più candidamente, ammette di non saperlo con un semplice: ”Non lo so”, pronunciato con innocenza e uno spiccato accento sardo…
Perché dovrebbe essere interessante la storia di un uomo, un capo di partito, un leader venuto a mancare nell’ormai lontanissimo 11 giugno 1984?
Forse per ricordare a tutti, non solo ai diciottenni, che la memoria: “non è solo quella del computer” che conoscere da dove veniamo ci aiuta a scoprire chi essere e quale persona provare a diventare.
A questa domanda e ad altre di simile spessore prova a rispondere il primo film di Walter Veltroni:
“Chi era Enrico Berlinguer? Che traccia ha lasciato nella memoria collettiva a trent’anni dalla sua scomparsa, l’11 giugno del 1984, dopo il malore che lo aveva colpito durante l’ultimo, appassionato comizio? Chi era quell’uomo, salutato a Piazza San Giovanni da oltre un milione di persone?”
Tra le testimonianze, le parole e i ricordi che vanno da Giorgio Napolitano a Pietro Ingrao, fino a Giorgio Gaber, Toni Servillo e Jovanotti si delinea la figura sottile di un uomo dal “rigore timido e carisma gentile” capace di influenzare la vita di quegli anni, come descrive benissimo una frase di Natalia Ginzburg, didascalia perfetta alla partecipazione senza precedenti il giorno dei funerali:
“Nel momento in cui Berlinguer moriva ci siamo accorti che ognuno di noi viveva con lui un rapporto personale, fiducioso e confidenziale, anche se ci eravamo limitati ad ascoltarlo nella folla d’una piazza”.
La colonna sonora originale di Danilo Rea, amplifica, culla e sottolinea le emozioni complesse e stratificate che animano il film.
Puoi ascoltare sul catalogo Deneb Records il brano “A Sunny House” del Maestro Rea e curiosare tra nostri cataloghi per rintracciare il tuo personalissimo filo della memoria o per esprimere in musica la tua “voglia di “cambiare e sognare”.
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Flippermusic, no more silence
Immagine:
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